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Villa Durazzo Pallavicini - parco 3/3:
descrizione del parco.

contenuti in formato alternativo per ipo e non vedenti
1. home page  -  2. istruzioni  -  3. quadro storico  -  4. localizzazione  -  5. cenni storici
6. contesto urbano  -  7. ingresso al complesso  -  8. organizzazione del parco
9. parco 1/3  -  10. parco 2/3  -  11. parco 3/3  -  12. conservazione
13. "i luoghi del cuore" F.A.I.  -  14. Gio Battista Grimaldi  -  15. Ignazio A. Pallavicini
16. Clelia Durazzo  -  17. Michele Canzio  -  18. bibliografia  -  19. visite  -  20. contatti
21. fotografie notturne

Parco

Lago Grande Un cactus aloe, posto alle pendici di una rupe scoscesa, segnava l'ingresso al percorso lacustre che, più avanti, affiancava le gradonate[11] sponde di un tempietto dalle fattezze greche e appunto dedicato alla pagana dea Diana. La struttura del tempio, come spesso capita per le opere ispirate ma non originali, sembra più somigliare ad una sorta di baldacchino piuttosto che ad un tholos. Intorno al simulacro della dea, otto colonne a fusto liscio con capitello ionico sorreggono una trabeazione con tre fasce e fregio decorato con motivi vegetali. Una cupola semisferica sormontata da una pigna completa l'alzato. Il tempio che sorge dalle acque è sorvegliato da quattro figure antropomorfe, dei tritoni composti, in analogia con i centauri, per metà da busti umani e terminanti con astratti cavalli marini. Le quattro figure mitologiche, come la statua della dea, sono opera del Cevasco.

Diana tritoni

Sopra al lago, parzialmente coperto da una degradante collina erbosa, ai margini del retrostante bosco, è possibile scorgere il kiosco turco. Anche in questo caso la struttura, in ghisa, sembra più avvicinarsi ad una sorta di baldacchino ottagonale sorretto da esili colonne e sormontato da una copertura a cipolla internamente decorata con pitture poligonali astratte dai colori vivaci.

Kiosko turco Kiosko turco

Nel punto più stretto del Lago Grande svetta un finto obelisco egizio ornato con geroglifici immaginari privi di reali riferimenti storici all'originale scrittura egiziana. L'insolita collocazione dell'opera con un vertice della base parzialmente immerso nelle acque lacustri, viene oggi adottata quale prova di una presunta progettazione del parco in chiave massonica.

Obelisco egizio Obelisco egizio

Nel centro del lago, su di una lingua di terra realizzata artificialmente, sono poste alcune artistiche sedute tra cui un'articolata altalena in ferro. L'isolotto è però cinto da una sorta di bassa siepe posta a celare una conduttura idrica un tempo utilizzata per improvvisi e scherzosi giochi d'acqua.

Tempio cinese Tempio cinese

Se da un capo dell'isola un faggio pendulo si contrappone all'obelisco egizio, all'altro capo l'isola si collega alla terraferma per mezzo di un doppio ponticello metallico interrotto da una pagoda cinese dalle ricercate decorazioni. Le scelte cromatiche sembrano volte a impressionare l'osservatore con l'illusione di un massiccio uso dell'oro. Gli alti pennacchi delle adiacenti canne trasportano l'immaginazione del visitatore verso lontani lidi orientaleggianti.

Per mezzo del barchino, i visitatori venivano condotti in prossimità dell'obelisco davanti al quale potevano sbarcare attraverso un varco custodito dalle raffigurazioni della Primavera e dell'Autunno opere sempre del Cevasco. Le plastiche forme delle due sculture sembrano suggerire un rituale spargimento di fiori e frutta.

Tempio di Flora Un grazioso giardino[12] organizzato con aiuole floreali accoglieva il visitatore in procinto di accedere al tempietto di Flora. La struttura ha impianto ottagonale ed è ampiamente decorata sia esternamente che internamente. Bassorilievi del Centanaro, pitture d'ornato del Canzio, figure pompeiane del Danielli e quattro vasi marmorei sono solo alcune opere decorative del tempio. Il tempo ed il vandalismo hanno però ridotto di numero le originali vetrate policrome e finemente decorate riconducibili all'analogo accorgimento estetico adottato nel castello medioevale. I geni della musica e della mitologia, posti sulla copertura del tempio, sembrano accogliere il visitatore.

Tempio di Flora Il Tempio di Flora non sembra però essere in realtà un luogo di sosta. La sua collocazione suggerisce più una funzione di passaggio come già accaduto per l'Arco di Trionfo per condurre il visitatore al Viridario di Flora. Un'alta siepe ed una stretta serra ricca di esemplari vegetali cingono una piazzetta dal calpestio ghiaioso al cui centro si innalza una sorta di cesta floreale sormontata da una silfide alata, opera del Cevasco, che sembra solo sfiorare le corolle dei fiori. Le ali di farfalla della silfide, probabilmente metalliche, risultano oggi mancanti.

busto di Michele Canzio Abbandonato il Viridario di Flora, il visitatore può liberamente percorrere gli articolati sentieri che sovrastano il Lago Grande dove potrà incontrare alcune grotte minori, il piccolo labirinto realizzato con un'articolata siepe, l'alto ponticello sovrastante il dirupo ed il monumento a Gabriello Chiabrera il cui ritratto è sorretto da due genietti alati. Un altro monumento marmoreo posto nelle immediate vicinanze del Lago Grande ricorda la figura del Canzio, architetto e regista del parco. La tradizione vuole che l'opera sia stata commissionata al Cevasco dal Marchese Ignazio Pallavicini ad insaputa dello stesso Canzio.

aquila e coccodrillo L'opera teatrale ha termine non sulle sponde del lago ma sul piazzale antistante il palazzo ove si chiude il percorso. Discendendo gli ombrosi sentieri che attraversano un fitto boschetto, già incontrato all'inizio del percorso, il visitatore si potrà imbattere in una sorta di rupe artificiale le cui pendici ripidamente affondano in un piccolissimo specchio acqueo. Sulle sponde, un coccodrillo del Nilo minacciosamente insidia l'aquila posta a difesa dell'alto nido.

Conclusa l'opera teatrale, la visita può comunque proseguire all'Orto Botanico realizzato su di un angusto terrazzamento posto al di sotto del piazzale antistante il Palazzo. Due ampi scaloni, articolati su doppie rampe giuntate mediante pianerottoli, si sviluppano ai lati di un alto nicchione contenente una vasca con graziose piante acquatiche galleggianti.

palazzo e piazzale su terrazzamento Nell'Orto Botanico, oggi in condizioni manutentive piuttosto precarie, erano ospitate numerose piante rare di remota provenienza frutto delle ricerche della Marchesa Clelia Durazzo, botanica di fama internazionale. Piccole ma funzionali serre in muratura sono collocate sul perimetro dell'area mentre l'attenzione dell'osservatore viene attratta dagli ambienti centrali posti in serie come una sorta di trenino in ghisa e vetro terminate su alcune aiuole con fontana centrale.

nicchia agave

pianta carnivora orchidee




Note

[11] - Stampe e acquerelli precedenti al 1857 testimoniano la collocazione del tempietto su di un’isoletta poi eliminata per far spazio alle quattro statue raffiguranti dei tritoni.

[12] - Lo stato attuale del giardino risulta piuttosto rispettoso dell’originale progetto. Stampe e raffigurazioni pittoriche spesso testimoniano un semplice prato in contrasto con la presenza di siepi riscontrabili in una foto del 1978. Il Tempio di Flora, indicato anche come Giardino Segreto di Flora, è collocato in modo tale che i visitatori, privi di accompagnatori o adeguata guida cartacea, spesso non riescono ad individuare il sentiero d’accesso.


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