In un angolo remoto del parco risulta collocata una cappella gotica in
mattoni dedicata alla Madonna. Due colonne tortili sorreggono l'arco acuto
della nicchia coperta da un tetto a capanna. Attraverso un cancelletto ligneo si
scorgeva la raffigurazione pittorica della Vergine opera di Giuseppe Isola. Una
targa marmorea riporta le parole dell'Arcangelo Gabriele: "Ave Maria".
Dal lato opposto, in lontananza, era possibile scorgere i resti di un
antico castelluccio diroccato dalle fattezze medioevali. Il precario stato di
conservazione doveva volutamente trarre in inganno il visitatore lasciandogli
credere di esser conseguenza di un assedio. La realtà era ed è ben diversa
essendo in realtà un effetto voluto a camuffare un semplice edificio colonico[6]
integrandolo così, solo visivamente, nella scenografia del parco.
Il percorso proseguiva verso il punto più alto facendo però tappa in un
ultimo capanno a pianta quadrata con lunghe sedute per permettere al
visitatore di sostare e riposare.
Sulla vetta del parco trova collocazione l'antico castello. Come per il
precedente castelluccio, l'aspetto antico e medioevaleggiante è in realtà solo
apparente per poterlo inserire nella racconto del parco. Il prospetto principale
appariva, già in origine, parzialmente nascosto da una fitta vegetazione.
L'edificio, dovendo offrire la sensazione di essere un'opera difensiva,
venne realizzato con forme piuttosto tozze e compatte suggerendo
all'osservatore forza e solidità. L'impianto del castello appare di forma
quadrata e di altezza non trascurabile terminante con un terrazzamento
perimetralmente cinto da merlatura guelfa. Anche la centrale torre cilindrica
che si innalza al di sopra del bastione è munita alla sommità di un merlatura
ghibellina lungo tutto il perimetro.
Mentre il precedente castelluccio risultava essere esterno al percorso
del parco, e quindi non visitabile, l'antico castello era accessibile al pubblico.
L'attuale degrado dell'edificio e di tutta la parte alta del parco impedisce
l'avvicinamento e l'ingresso dei visitatori alla struttura.
Un ponte levatoio[7], stereotipo del castello medioevale, conduceva ad
una porta sormontata da un arco a sesto acuto. Attraversata la soglia, il
visitatore poteva accedere ad una sala circolare, sviluppata su gran parte
della superficie dell'edificio, con volta a sesto acuto e membrature. Otto piccoli
ambienti[8] di servizio circondano la stanza centrale. Tre dei quattro vani più
ampi simulano le funzioni di: armeria, cucina e servizi igienici. L'ultima stanza
ospita invece la scala d'accesso al piano superiore. La poca luce filtrante dalle
finestrelle con vetrature colorate unita alle tinte brune dei finti mattoni delle
pareti e della volta, suggerivano all'osservatore la sensazione di essere entrati
in un castello feudale. Anche l'arredamento degli interni, oggi scomparso,
contribuiva a giocare con l'ambientazione temporale del castello. Erano
visibili: seggioloni in cuoio con borchie in ottone, trofei, elmi, corazze,
bracciali, gambali in ferro, lance e spade arrugginite dal tempo.
La scala a chiocciola collocata nell'apposito vano scale permetteva al
visitatore di accedere alla terrazza superiore attraverso la quale si poteva
raggiungere l'ambiente circolare voltato a cupola semicircolare e ricavato
all'interno della torre. Questo vano, dalle dimensioni ridotte rispetto alla
sottostante sala, era probabilmente decorata con maggiore cura e raffinatezza
ricorrendo a tinte blu e oro. Oltre alle fini mosaicature a pavimento ed alle
altre decorazioni a parete, spiccavano un tempo le ricercate vetrate
sapientemente scelte al fine di poter offrire vivaci effetti cromatici a chi si
fosse soffermato ad ammirare il panorama costiero attraverso gli otto
finestroni perimetrali. "Torrenti di fuoco" e "luci dorate" erano i temi
dominanti rispetto alle tinte riscontrabili quali: verde, azzurro, violetto e
argento.
Una seconda scala a chiocciola, posta questa volta in posizione
esterna, conduceva il visitatore alla sommità della torretta al centro della
quale spicca un'alta asta destinata a sorreggere la bandiera del castello. Il
supporto metallico serviva anche da parafulmine per l'edificio.
Poco più in basso del castello, all'interno di un boschetto romantico, si
apre uno spiazzo di sepoltura monumentale. La prima e più appariscente tra
le finte sepolture[9] era destinata ad accogliere i resti del capitano del castello,
del duce supremo. Un basamento quadrato e gradonato innalza un'urna
funeraria decorata con fregi, bassorilievi ed un ritratto del capitano. I resti del
condottiero, presumibilmente caduto eroicamente in battaglia, sono protetti
da una sorta di baldacchino gotico sorretto da quattro colonne marmoree
poste agli angoli del basamento. Le rispettive aperture formate dalle colonne
di sostegno vanno formando archi gotici dalle articolate forme trilobate. Uno
stemma gentilizio impreziosisce il baldacchino che va terminando con un
tronco di piramide ottagonale e quattro pinnacoli in corrispondenza delle
sottostanti colonne di sostegno.
La memoria del condottiero, unita alla voluta rovina dei resti
monumentali adiacenti inseriti in un gioco chiaroscurale ottenuto con le fronde
del boschetto, conduceva il visitatore a meditare sulla caducità delle glorie
terrene.
Una volta superata la scena storica dei fatti d'armi e della memoria, il
visitatore percorrendo una rapida curva, doveva sottostare ad un vecchio
castagno il cui tronco inclinato sovrastante il sentiero sembrava ricordare le
antiche Forche Caudine.
L'osservatore che, superando l'arborea penitenza, si dovesse volgere
sui suoi passi, noterebbe una distanza dal castello forse eccessiva rispetto al
reale cammino svolto. Tale effetto era però da attribuirsi al concorso di più
effetti visivi. In primo luogo, lungo l'articolato cammino, tra alberi e strutture
architettoniche, molti elementi si frappongono tra l'osservatore ed il castello.
In secondo luogo, lo stesso castello, offre ora il suo prospetto meno illuminato
e quindi meno definito.
Come già accaduto al passaggio attraverso l'Arco di Trionfo, anche in
questa occasione il visitatore veniva posto davanti ad un perentorio
cambiamento di scena. Nella nuova trasformazione, l'osservatore doveva
passare dall'ambientazione del castello medioevale alla imprevedibile visione
di una capanna cinese immersa nel verde (edificio forse distrutto).
Il cammino proseguiva ancora verso l'ingresso alle buie grotte[10],
realizzate artificialmente ma con materiale autentico di remota provenienza.
L'occhio andava adattandosi alla scarsa luminosità dell'ambiente sino a che il
visitatore non veniva condotto sulle rive del Lago Grande. Giochi chiaroscurali,
penombre e scintillii sulle calme acque rafforzavano la sensazione di sollievo
per il visitatore finalmente accompagnato all'uscita delle cupe caverne.
Un tempo le grotte erano agibili nell'interezza del loro percorso ed
all'uscita i visitatori venivano trasportati sulle limpide acque del Lago Grande
per mezzo di un agile barchino adatto ai rapidi cambiamenti di rotta
necessari.
[6] -
L’edificio risulta essere ancora utilizzato come abitazione.
[7] -
Del ponte levatoio risultano essere sopravvissuti solo pochi elementi strutturali.
[8] -
Gli ambienti risultano gravemente compromessi dal vandalismo.
[9] -
L’area delle sepolture risulta essere stata lambita dalle fiamme durante l’ultimo devastante incendio del 2005.
[10] -
Gran parte del percorso delle grotte risulta oggi chiuso perché ritenuto pericolante.
Il materiale roccioso volto a simulare l’origine naturale delle grotte è indicato come autentico e ricollocato appositamente nelle gallerie artificiali della villa.