Nel viale gotico, all'ombra di una fitta e coprente boscaglia, partendo
da una tribuna neogotica posta a lato della chiesa parrocchiale di San Martino,
si raggiunge rettilineamente la Coffée-House.
Come da dietro un sipario, l'edificio compare all'improvviso attraverso i
rami inclinati degli elci. Si sviluppa su due livelli, il superiore risulta terrazzato
su tutto il perimetro. Al piano alto, in esterni, si possono notare quattro
colonne in finto marmo con capitello corinzio, ringhiere ornate in ghisa, due
statue ospitate in altrettante nicchie e una ricca volta cassettonata. Analoga
architettura decorativa caratterizza il lato posteriore della struttura. Le quattro
statue dello scultore Carlo Rubatto rappresentano: Leda, Pomona, Ebe e
Flora. Il piano superiore, oggi raggiungibile abitualmente solo da un ponticello
laterale, originariamente veniva raggiunto da una scaletta interna accessibile
dal fianco della galleria che attraversa il pianterreno. Un'iscrizione[1] dedicata
alla Regina Maria Teresa e al Principe Eugenio di Carignano, rammenta la
visita dei reali in occasione dell'inaugurazione nel 1846. Sono ancora
osservabili i bassorilievi, autunno e primavera, del Cevasco.
Gli interni della Coffée-House[2], liberamente ispirati agli affreschi
pompeiani raffiguranti figure femminili abbigliate con delicate tuniche sono
opera del Canzio "in figura" del Danielli mentre gli stucchi sono attribuiti al
Centenaro. Ai quattro angoli dell'ambiente si potevano ammirare altrettanti
vasi in stile etrusco. Al centro del vano, su di un tavolo, veniva un tempo
servita agli ospiti la cioccolata usando tazze e servizi decorati ad imitazione
dello stile pompeiano.
Al moderno visitatore è ormai solo consentito attraversare il corridoio
con archi che trapassa la Coffée-House per affacciarsi sul proseguo del viale.
L'angusto e buio ambiente di passaggio accresce nell'osservatore la sensazione di affacciarsi su di un grande Viale Classico. Lo sguardo viene quindi attratto dal piccolo ma pur sempre imponente arco di trionfo in ordine composito che chiude la visuale a fondo viale. Una piazzetta arricchita da una bassa fontana circolare con zampillo centrale interrompe lo svolgimento del breve viale, non più lungo di 90 m. Una sapiente collocazione della piazza gioca con l'occhio dell'osservatore lasciando invece credere allo stesso una maggiore lunghezza. Una doppia fila di vasi con agrumi accompagnava un tempo il visitatore attraverso il ghiaioso tragitto.
Nell'arco di trionfo posto a fondo viale, tra le quattro colonne in ordine composito, l'osservatore può notare due statue raffiguranti l'Abbondanza e la Letizia realizzate dal Cevasco. Alcuni geni intenti a spargere fiori sui passanti impreziosiscono l'opera. Un'iscrizione posta in sommità all'arco, sormontata dallo stemma familiare coronato e sorretto da ninfe, invita il visitatore ad abbandonare le grandezze terrene preferendo la quiete e la semplicità della campagna.
L'arco rappresenta probabilmente l'architettura che meglio interpreta la visione teatrale e scenografica del parco. Il visitatore attraversando l'arco a tutto sesto dalla volta cassettonata, viene idealmente proiettato in un altro luogo: il Romitaggio[3]. Superato l'arco, l'osservatore nota un ambiente agreste immerso nella boscaglia e limitato, a breve distanza, da un capanno di campagna. Il visitatore disorientato dal repentino mutamento d'ambiente, certamente non trova conforto tornando sui propri passi. Lo smarrimento viene addirittura accresciuto dalla magica trasformazione dell'urbano arco di trionfo in semplice abitazione di campagna dalla muratura irregolare e dalla rustica copertura.
Una volta abbandonata la vita cittadina il visitatore si addentra nella
campagna incolta attraversando il capanno e risalendo i tortuosi sentieri della
collina. Il percorso principale prevede, al bivio, di svoltare a destra verso il
cosiddetto giardino tropicale ed il belvedere.
Se il giardino tropicale accoglie ancor rare piante, il belvedere ha oggi
perso il suo panorama affacciandosi su di un'area di recente edificazione.
Sopravvivono invece le secolari sughere poste a far ombra ad alcune sedute.
Uno stretto sentiero prosegue dolcemente sui fianchi della collina
inoltrandosi in un fitto boschetto di camelie[4] alcune delle quali di remota
provenienza. L'ambiente risulta molto suggestivo nel periodo della fioritura
ma anche durante la successiva sfioritura, quando i fiori, che cadono per
intero, creano un compatto tappeto di colore rosso, bianco e fucsia.
La salita attraverso i sentieri del parco proseguiva verso il piazzale dei
giochi oggi purtroppo chiuso al pubblico e inutilizzabile per il rovinoso
abbandono delle strutture ludiche in ferro. La giostra in ferro[5] era costituita
da un anello e quattro sedute mosse a mano da un addetto. Poco distante,
un'altra giostra semovente raffigurava cavalli per uomini e carrozze per le
donne. Il meccanismo e l'addetto della seconda giostra risultavano però celati
alla vista perché nascosti in una buca coperta da un cespuglio.
Attraversando un fitto boschetto di variegate specie (pini, lauri,
agrifogli e corbezzoli) il sentiero girava intorno alla collina sino ad incontrare
un capanno di campagna con lunghe sedute perimetrali che invitavano il
visitatore al riposo.
Molto rilassante risulta la successiva tappa al laghetto sulle cui sponde
spiccano una magnolia, una cascatella, una piccola barca ed un ponticello in
legno. Un successivo capanno vicino ad una sorta di piccola cascata dalle
limpidissime acque concludeva il percorso del parco dedicato alla
spensieratezza e alla semplicità della vita agreste.
[1] -
Il moderno visitatore del parco ormai accede al piano superiore solo al termine della visita percorrendo
il vialetto di ritorno decontestualizzando così l’architettura dall’originale significato previsto.
[2] -
La mancanza di una guida e di un’adeguata segnalazione non permette al visitatore di apprezzare il messaggio trasmesso attraverso l’Arco di Trionfo.
La mancanza di una traduzione dal latino ne limita ulteriormente la comprensione.
[3] -
Anche in quest’occasione, la mancanza di un accompagnatore non permette al visitatore di apprezzare il “passaggio”.
L’osservatore comunemente scambia la nuova ambientazione per semplice mancata manutenzione.
[4] -
Talvolta, in occasione della fioritura, il parco viene aperto gratuitamente al pubblico per poter ammirare il viale delle camelie.
Parallelamente una mostra di singoli fiori recisi mette in esposizione vari esemplari alcuni dei quali rari o poco comuni.
[5] -
La giostra in ferro risulta essere seriamente danneggiata forse addirittura in modo irreparabile.