www.pegli.com | storiaPrima del 1900Il quartiere sul finire del 1800

immagine: cartina del Vinzoni

Nel 1900 Pegli è nel pieno del suo sviluppo urbano e turistico; al censimento del 1901 risultano 9226 abitanti. La capacità ricettiva dei turisti è ai massimi livelli con addirittura 5 alberghi principali: Hotel Méditerranèe, Hotel de la Ville et d’Angleterre, Albergo Colombo, Albergo-Ristorante Andrea Doria, Hotel Eden (successivamente Albergo Italia). Stagionalmente entrano in servizio igli stabilimenti balneari: Hotel Gargini (poi Bagni Italia), Chalet Bagni Méditerranée, Bagni Ristornate Puppo.

 

pegli 1856

Immagini senza logo:
riproduzioni nel rispetto dell’art. 70 della legge sulla protezione del diritto d’autore.
(Legge 22 aprile 1941, n. 633)

Al completamento del quartiere denominato “Villini” (Villini Vecchi) in Viale Umberto I° (Viale Modugno), segue la costruzione dei “Villini Nuovi” in Via Dante (Via Vespucci), compresi tra il parco della Villa Doria ed il torrente Rexello.

Successivamente si aggiungono nella parte centrale del paese, prima delle salite collinari, alcuni quartieri residenziali. La creazione di queste abitazioni comporta il sacrificio totale del parco di Villa Nicolay e quello parziale dell’Hotel Méditerranée.

 

pegli 1856

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riproduzioni nel rispetto dell’art. 70 della legge sulla protezione del diritto d’autore.
(Legge 22 aprile 1941, n. 633)

L’aumento della disponibilità di abitazioni e villini comporta anche un celere aumento della popolazione residente:
1901 …. 9226
1911 …10523
1921 …12594

Durante l’espansione edilizia di Pegli, solo il parco di Villa Doria (comprato dal Comune di Pegli) e il parco di Villa Pallavicini (donato nel 1928 dalla Marchesa Matilde Negrotto Cambiaso Giustiniani al Municipio di Genova) rimangono incontaminati.

Nel 1926 cessa di esistere il Comune di Pegli e viene accorpato al Comune di Genova.

Nello stesso anno, nell’area di Multedo, viene realizzata la 1a “Festa del Mare” poi successivamente spostata nell’area di Pegli.

Negli anni successivi il nuovo Comune colloca il Museo di Archeologia Ligure in Villa Pallavicini ed il Civico Museo Navale (collezione del Comune e Collezione privata donata dall’Ing. Fabio Garelli) in Villa Doria.

Nel periodo compreso tra il 1920 ed il 1940 Pegli muta notevolmente sia topograficamente che turisticamente.
Pegli quartiere progressivamente diventa zona residenziale per i dirigenti delle aziende del ponente, il turismo di “alto livello” cala a vantaggio di uno di “medio livello”, non facendo più registrare le presenze della nobiltà europea o della classe politica nazionale. Ad interessarsi a Pegli ora sono i turisti delle regioni limitrofe.

 

pegli '20

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riproduzioni nel rispetto dell’art. 70 della legge sulla protezione del diritto d’autore.
(Legge 22 aprile 1941, n. 633)

Pegli come località climatico-balneare viene pubblicizzata con manifesti, filmati e stands (alla Fiera Campionaria di Milano). Agli alberghi antecedenti questo periodo si aggiungono: il Castello Miramare, l’Hotel Igea, numerosi stabilimenti balneari e pensioni minori.

Nuovamente Pegli viene sottoposta a notevoli mutamenti topografici:
allargamento dell’Aurelia per realizzare la passeggiata a mare con conseguente abbattimento di alcune case sulla spiaggia alla foce del Varenna, copertura della foce del Rexello (1931), realizzazione del cavalcavia ferroviario in Via de Nicolay (1932), costruzione del mercato coperto in via Stallo (1932).

Anche dopo la IIa guerra mondiale, Pegli cresce demograficamente (1951 … 20431); subendo però l’inizio del degrado attuale. I primi attacchi giungono dalla costruzione dei serbatoi petroliferi e l’aumento degli “arrivi” dei turisti fino agli anni ’50 è in realtà un fuoco di paglia. L’industrializzazione delle aree limitrofe innesca un effetto domino che si ripercuote su Pegli solo apparentemente sfiorata dal problema. Pegli turistica declina progressivamente già dagli anni ’60, l’inquinamento del mare è causa di divieti di balneazione; così il quartiere che probabilmente avrebbe dovuto costituire la Nervi del ponente, assediato dall’industria limitrofa, si riduce a solo quartiere residenziale ed “isola felice” (ma non troppo) del ponente genovese.