www.pegli.com | storiaL’arancio di Pegli, di Giacomo ZanellaRicordo storico
immagine: cartina del Vinzoni
Questa poesia poco nota di Giacomo Zanella è stata ritrovata tra gli appunti del Teologo Giuseppe Parodi.
Grazie alla preziosa collaborazione del Prof. Luigi Surdich e della casa editrice Neri Pozza, si è potuto risalire alla prima edizione in “Nozze Allocchio-Zappa”, Padova, Stab. Prosperini, 1869 ed alla successiva Giacomo Zanella,”Poesie”, terza ed. rifatta ed accresciuta, Successori Le Monnier, Firenze 1877. La poesia viene però esclusa dalla quarta edizione del 1885 per poi riapparire in G. Zanella, “Poesie rifiutate, disperse, postume e inedite” a cura di Ginetta Auzzas e Manlio Pastore Stocchi, Vicenza, Neri Pozza, 1991.
Vengono segnalate alcune differenze rispetto alla versione pubblicata nel 1991: ogni verso inizia con la lettera maiuscola e, al quindicesimo, la parola “illustre” del manoscritto risulta sostituita con “industre”.
L’arancio di Pegli
Libero al sol, fra pensili
orti e marmoree scale,
quando nevoso borea
altrove i boschi assale,
io florido e securo
le poma auree maturo
A fronte interminabile
stammi l’onda tirrena;
e pini veggo e larici
che sull’aerea schiena
meco crescean del monte,
vanire all’orizzonte.
Laggiuso a’ vasti pelaghi
del corallo fecondi
portan l’illustre Ligure:
io di mie brune frondi
al Gange e sotto il polo
i suoi sogni consolo.
Van carezzando i zefiri
marini il mio riposo
mentre di fresca ambrosia
nel meriggio focoso
a’ reduci del flutto
insaporo il mio frutto
Giacomo Zanella
Firenze
Success. Le Monnier (scritto Lemonnier)
1877